Con l’avanzare dell’età, o in presenza di specifiche condizioni fisiche o psichiche, alcune persone possono trovarsi in difficoltà nel gestire i propri interessi. La figura dell’amministratore di sostegno, istituita con la Legge 6/2004, rappresenta una risposta concreta a questa esigenza, offrendo supporto nella gestione sia personale sia patrimoniale per chi, anche temporaneamente, non è in grado di farlo autonomamente.
Di seguito analizziamo la figura dell’amministratore di sostegno, i criteri per la nomina e quando è preferibile nominare un amministratore estraneo alla famiglia.
1. Chi è l’Amministratore di Sostegno?
Introdotto dalla Legge 6/2004, l’amministratore di sostegno è una figura pensata per chi, a causa di malattia, disabilità, dipendenze o altre difficoltà, non riesce a occuparsi dei propri interessi in maniera autonoma. Il giudice può nominare una persona di fiducia che curi non solo gli aspetti patrimoniali, ma anche le esigenze quotidiane del beneficiario, salvaguardando la sua dignità e qualità di vita.
2. Chi può Richiedere un Amministratore di Sostegno?
La richiesta di amministrazione di sostegno può essere avanzata tramite ricorso da varie figure, tra cui:
- Lo stesso beneficiario, anche se minore, interdetto o inabilitato
- Il coniuge o il convivente stabile
- I parenti fino al quarto grado o gli affini fino al secondo grado
- Il tutore, curatore o il pubblico ministero
3. Quando è Necessaria la Nomina di un Amministratore Esterno?
A volte, la stessa rete familiare non è in grado di garantire la protezione necessaria. La Corte di Cassazione, Sez. I, ordinanza n. 13612 del 16 maggio 2024 ha recentemente affrontato questo tema, stabilendo che in caso di conflitti familiari, che potrebbero creare stress e compromettere l’interesse del beneficiario, è legittima la nomina di un amministratore estraneo alla famiglia. In questi casi, la scelta di un esterno si rivela cruciale per ricostruire una rete di protezione efficace e senza influenze emotive negative.
4. Vantaggi di un Amministratore Estraneo al Nucleo Familiare
Quando si sceglie un amministratore esterno, si punta a:
- Imparzialità e serenità: Un estraneo può agire con obiettività, senza condizionamenti emotivi o conflitti personali.
- Focus sugli interessi del beneficiario: Senza influenze familiari, l’amministratore esterno si concentra unicamente sulla tutela del patrimonio e del benessere del beneficiario.
- Ripristino di un ambiente protettivo: Spesso, la presenza di un esterno permette di superare le tensioni familiari, creando uno spazio sicuro e rispettoso delle necessità della persona fragile.
5. Come Avviene la Nomina?
La nomina di un amministratore di sostegno esterno avviene su decisione del giudice tutelare, che valuta attentamente ogni caso, verificando i bisogni del beneficiario e la situazione della famiglia. Il ricorso può essere presentato direttamente in tribunale, e il giudice analizzerà sia la condizione fisica e psichica della persona che i legami familiari, al fine di scegliere la soluzione più adatta.
6. Riferimenti Normativi: La Legge 6/2004 e il Codice Civile
La figura dell’amministratore di sostegno è regolata dalla Legge 6/2004, che ha introdotto una serie di modifiche nel Codice Civile per disciplinare meglio l’amministrazione di sostegno e i diritti dei soggetti fragili. Tra gli articoli modificati si annoverano gli articoli 388, 414, 417 e altri, che stabiliscono le linee guida per i casi di interdizione, inabilitazione e nomina dell’amministratore di sostegno.
Conclusione
La nomina di un amministratore di sostegno esterno al nucleo familiare è una scelta delicata, ma spesso necessaria in presenza di conflitti che potrebbero compromettere il benessere del beneficiario. Con l’obiettivo di garantire la massima serenità e tutela, il giudice può optare per una persona esterna, che assuma un ruolo protettivo e neutrale. È un passo importante per salvaguardare i diritti e il benessere delle persone più vulnerabili, offrendo loro una protezione giuridica adeguata.
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